Tra le pagine delle biografie rock si respira spesso un'aria dantesca, da discesa agli inferi. La mistica del r'n'r impone di sporcarsi le mani con particolari scabrosi e confessioni da far tremare i polsi. Nel caso di Keith Richards – chitarrista e cuore pulsante della più grande rock band del pianeta, i Rolling Stones, l'eroe maledetto per eccellenza, il fuorilegge, l'emissario di Satana e il tossico numero uno - era dunque lecito aspettarsi un clima torbido e ferale, in caduta libera dal girone dei lussuriosi a quello degli epicurei e ancor più giù. E invece in “Life” - l'attesa autobiografia scritta con il giornalista James Fox, ma in parte anche in "Keith Richards: Before they make me run" di Kris Needs, testo del 2004 da poco tradotto anche in Italia da Dalai – il tono è lontano dallo stereotipo che vuole Richards, oggi sessantasettenne, come l'incarnazione del Principe delle Tenebre e diabolico freak of nature (leggenda a cui contribuì la famosa storiella dei viaggi in Svizzera per cambiarsi il sangue, qui prontamente smentita, e la dichiarazione-shock di essersi sniffato le ceneri del padre, questa confermata). In “Life” Keef si racconta con ironia, schiettezza e il sarcastico disincanto di chi le ha davvero viste tutte ed è - semplicemente - sopravvissuto. Intendiamoci, le follie e gli eccessi non mancano, ma si parla soprattutto di musica, tanta musica: del blues degli esordi, imparato con abnegazione consumando i dischi di Chuck Berry, Muddy Waters e Howlin' Wolf, dell'R&B al fulmicotone messo a punto dagli Stones grazie a uno stile chitarristico unico (basato anche sulla famosa accordatura aperta a cinque corde, poi divenuto il marchio di fabbrica di Mr human riff.) Si rivelano intuizioni geniali e si assiste - con un misto di stupore e rapimento - alla nascita dei riff immortali di “Satisfaction” e “Jumpin' Jack Flash”. Certo, si ricordano anche la vita da junkie impenitente e impunito - tra scandali, processi e fughe dalla polizia - e il sodalizio artistico, perennemente in bilico tra odio e amore, con il "gemello" Mick Jagger (l'altra metà della celebre coppia di songwriter, i Glimmer Twins). C'è il rapporto burrascoso con Anita Pallenberg, le immancabili groupie, le confidenze feroci di Marianne Faithfull e il nuovo, salvifico amore per Patti Hansen. Si evocano tragedie inevitabili come la morte di Brian Jones e altre evitabili come Altamont. Tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere, insomma. Sorge solo il dubbio - non tanto per il libro di Needs, che è una biografia non autorizzata (dunque uno sguardo necessariamente esterno) quanto per il memoir ufficiale curato da Fox, così dettagliato e ridondante di particolari - di trovarsi di fronte più al frutto del certosino lavoro di ricostruzione del giornalista che non al naturale prodotto dello sforzo mnemonico di Mr Richards, i cui neuroni sono rimasti a bagno in ogni genere di sostanza psicotropa per decenni. A noi, però, piace ancora dar credito a quella vecchia leggenda in cui il chitarrista incontrò il diavolo a un crocevia in una notte senza luna, proprio come fece il bluesman Robert Johnson, e gli vendette l'anima in cambio dell'immortalità e della musica perfetta, il rock'n'roll.
Keith Richards (con James Fox), Life, Feltrinelli, pagg 528 , € 24.00
Kris Needs, Keith Richards: Before they make me run, Dalai Editore, pagg 576, € 24.00